LA  GIUSTIZIA

di Lorenzo Parolin[L1/105]

La giustizia

È proprio necessario che esista il potere?
Poiché di fatto esso c’è, giova intanto distinguere il potere che calpesta da quello che difende dai soprusi. Il primo, da chiunque sia esercitato, è esecrabile; il secondo, invece, nasce come difesa dal primo. È evidente che tra due condizioni estreme ce ne sono sempre infinite di intermedie, ma io, come ho sempre fatto finora rischiando di apparire poco equilibrato, per semplicità, le trascuro, essendo esse riconducibili ad una combinazione delle due posizioni primarie. Premesso ciò, chi esercita il potere per sola difesa dovrebbe essere esente da aggressività, essere giusto, conoscere la verità e sapere cos’è meglio per l’uomo; ma la verità nessuno la possiede tutta, e quelli che ne conoscono un po’ sentono il bisogno di allontanarsi dal potere, trovando più utile essere servitori che comandanti. Ciò significa che chi resta ad esercitare il potere lo fa a causa della sua miopia. Quel poco che vede, crede sia la verità e la impone con la forza. Questi uomini si pensano capaci di fare giustizia e, se sono credenti, si sentono pure aiutanti del giudice Dio. Essi credono che l’uomo nasca buono e che la cattiveria sia solo una deviazione da correggere e da impedire, invece il peccato originale mina tutti alla radice, perciò, nessuno, pur lavorando su sé stesso, può essere in grado di diventare buono, conoscere tutta la verità e quindi poter giudicare rettamente. In realtà, i legislatori, gli inquisitori, i giudici ecc. sono solo dei mediocri, e proprio la loro sicurezza è indice di pochezza. Fa pena vederli, come dei novelli Don Chisciotte, lanciati contro i moderni mulini a vento. Se la giustizia fosse giusta non farebbe quel mestiere, perciò, quella che si definisce giustizia, non può essere che una giustizia sommaria. Bisogna pensarci bene prima di rivolgersi a quelle persone, perché, anche se proclamano che la legge è uguale per tutti e che la giustizia è giusta, si rischia di cadere dalla padella alla brace. La loro buona volontà non è in discussione, sono le capacità che difettano. Quello del giudice non è un lavoro per uomini! Eppure i presuntuosi, gli sciocchi e i non credenti lo fanno. Ma questi già non sono più uomini: lo sono solo a metà.
Il baco (peccato originale) limita la visuale a tutti, perciò all’uomo viene naturale considerare ciò che vede come tutto ciò che esiste. Egli, però, guardando le cose troppo da vicino, può confondere una sapiente pennellata con una macchia di colore e, grattandola, rovinare l’opera.
Chi vive in una dimensione di fede ed è forte e sveglio, si difende da solo prevenendo o incassando i malefìci e, sapendo di essere limitato, non si permette di fare il giustiziere. Egli sa infatti che è stato scritto: “Nessuno tocchi Caino” e ancora: “A me la giustizia”. Il Cristo poi si è tenuto lontano dal potere, anzi lo ha subìto, e i Santi lo hanno lasciato appena hanno capito che la giustizia la fa Dio all’insaputa dell’uomo.
Chi però non è un Perdio (pro Dio) maturo non è in grado di accettare certa delinquenza senza reagire, allora trova utile aiutare Dio a fare giustizia, o la fa da sé attraverso l’esercizio del potere. Questa è una debolezza che costa cara, perché attraverso essa si ottiene molto meno che confidando in Dio, ma gli uomini si accontentano anche del poco, purché sia tangibile.
Poiché non tutti sono in grado di capire che la giustizia è già contenuta nelle conseguenze di ogni azione, una qualche forma di potere, che fissi delle regole minime, viene ritenuta necessaria dai più. Così i cittadini deboli si sentono un po’ difesi contro i prepotenti, e coloro che esercitano il potere non possono diventare troppo facilmente lupi. Non bisogna però illudersi che sia il potere dello Stato a risolvere definitivamente tutti i problemi, anzi, più è forte più essi crescono. Lo Stato è una entità provvisoria resa importante dalla piccolezza umana, ma è destinata a sparire appena i cittadini fossero cresciuti. E la Politica resta l’arte di far progredire lo Stato verso l’annichilimento di sé stesso. A questo scopo non serve abbatterlo o trasformarlo a cittadini inalterati, è più utile lavorare sulle persone e, man mano che queste si avvicineranno coscientemente e volontariamente a Dio, diventeranno capaci di autocontrollo e di autogoverno, e il potere dello Stato non sarà più necessario.

Ogni volta che aumentano i poliziotti, i giudici, i finanzieri, le carceri, i partiti politici, le leggi ecc. è segno che la salute dello Stato è in regressione. Oggi, purtroppo, quasi tutto il mondo cammina in questa direzione.